La Storia del Sidro

Il sidro nella storia e nelle culture. Dall'Antico Egitto alla Regola Benedettina.

Presentazione Cidre-Maley

S. Orso – 12 Dicembre 2011

Benedetto e i benedettini

a cura di Dom MichaelDavide Semeraro

La regola di San Benedetto ha un capitolo intero sulla “misura del bere” (RB 40)

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Forse per ovviare a questo comando della Regola e al contempo non privarsi troppo di un minimo di sollievo in alcuni monasteri che seguivano la Regola benedettina si è potuto immaginare anche un’alternativa diversa (la birra o il sidro).

Troviamo menzione di ciò già a Landevennec la cui abbazia in Bretagna fu fondata da san Guénolé (485) nell’VIII secolo e si tratta di una semplice macerazione della mela. Il sidro (in latino sicera) di mele e pere ha anch'esso un'origine molto antica, poiché è menzionato da Plinio. Tuttavia non sembra che i Galli ne fossero a conoscenza. La prima menzione storica è fatta in riferimento a un pasto che Teodorico II, re di Burgundia e Orleans (596-613), figlio di Childeberto e nipote della regina Bruneat, diede a San Colombano, nel quale sia il sidro sia il vino furono usati.

Con l’epoca carolingia veniamo a conoscere delle regola riguardanti la bevande ricavate dalle mele e dalle pere. Ma è dopo l’anno Mille che sotto l’influsso dei monasteri, i quali non sono solo dei centri di fede e di cultura, ma anche di un modo particolare di prendersi cura del mangiare e del bere.

Oltre a questi campi dell’economia monastica, raramente mancavano nelle vicinanze delle case cistercensi orti e frutteti, anche se i loro prodotti, per difficoltà di trasporto, non avevano un valore commerciale pari a quello del grano, della lana o del vino. E tuttavia, l’orticultura cistercense, con i suoi metodi molto avanzati e le alte qualità di prodotti, esercitarono una grande influenza e contribuirono allo sviluppo delle tecniche ortofrutticole tra le popolazioni vicine, soprattutto nelle regioni del Nord e dell’Est europeo.

Secondo questi autori, fu detta civiltà che fece conoscere questa bevanda in tutta europa ma, senza dubbio, furono gli arabi che, mediante avanzati sistemi agricoli, ampliarono le varietà di mele e le tecniche per produrle in tutto il continente. i meleti che il re di navarra rancho il grande ossequiò nell’anno 1014 al monastero di leire, sono riflesso fedele della presumibile predilezione che c’era in quella lontana epoca per la mela.

Nel 1273, l’abbazia di Boderan possedeva una serra in vetro, per scopo di sperimentazione botanica. Frutti di qualità e vegetali pregiati e rari venivano trapiantati, attraverso le filiazioni di monasteri. La mela conosciuta in Francia come “gray renette” venne da Morimond a Camp, e tramite le numerose filiazioni di questa si diffuse nelle regioni orientali.

Nella Turingia, la coltivazione delle mele e la fabbricazione del sidro costituivano per i monasteri delle attività vantaggiose; le abbazie di Georgenthal e di Pforta erano particolarmente famose per i loro frutteti. Quest’ultima, oltre a ventisette vigne, possedeva anche dei frutteti in nove diverse zone geografiche, affidate alla responsabilità dell’“incaricato dei frutteti”. Una delle prime proprietà dell’abbazia, Borsdorf, è ancora celebre per le sue mele, trapiantate originalmente dalla Francia.

Notizie storiche sulla mela

La mela e' un frutto originario probabilmente dell'Asia centrale e occidentale, diffuso in Europa fin dai tempi piu' remoti. Si suppone che fin dal Neolitico, l'uomo abbia conosciuto il melo e ne abbia apprezzato i frutti.

Tra le varie testimonianze della vita preistorica si sono trovate mele carbonizzate in siti preistorici svizzeri, austriaci, italiani e svedesi; le mele erano addirittura tagliate a meta' e a quarti e questo particolare potrebbe essere forse la prova dell'abitudine di far seccare i frutti per l'inverno fin dai tempi preistorici.
Le prime notizie certe a proposito del melo risalgono al XIII secolo a.C., epoca in cui era certamente coltivato in Egitto e in Asia Minore. Sette secoli dopo, i testi greci ne parlano diffusamente e successivamente lo citano gli autori latini. Plinio, ad esempio, ne descrive trenta varieta' e racconta che gli Etruschi, prima dei Romani, erano abilissimi negli innesti.
Oggi il melo è indubbiamente l'albero piu' coltivato nel mondo e la sua fortuna e' stata di sicuro favorita dai lunghi tempi di conservazione e dalla facilita' di trasporto dei suoi frutti.

Simbologia del frutto

maley

Sono poche le piante che più del melo sono legate a miti e simbolismi, la cui universalità testimonia la diffusione e l'importanza di questo albero presso i popoli antichi.
La mela è il frutto per eccellenza. Con la sua forma sferica ha suggerito all’uomo la totalità del cielo e della terra: una specie di simbolo del potere massimo terrestre e divino insieme.

Nella tradizione ebraico-cristiana il suo frutto è il "frutto proibito", simbolo della conoscenza e poi, dopo essere stato colto dall'albero della conoscenza, della caduta dell'uomo.

La mitologia greca racconta come Gea, la grande madre terra, diede un frutto di mela ad Era, sposa di Zeus, come dono nuziale auspicio di fecondità. Zeus ne possedeva addirittura un proprio albero personale ed Ercole, sottoponendosi alle "fatiche", fu costretto a sottrarre le mele d’oro proprio da quella pianta presidiata dalle Esperidi. Una mela donata da Paride ad Afrodite (che promise al giovane la bella Elena, moglie di Menelao, come sposa) fu il "pomo della discordia" che scatenò la guerra di Troia.
Da simbolo negativo per Adamo ed Eva la mela diventa un simbolo positivo se associata alla figura della Vergine Maria, raffigurando anch'essa la nutrizione materna.

Nella mitologia scandinava troviamo invece la mela dell'eterna giovinezza che Indhunn teneva ad Asgard, e quella lanciata da una donna dell'Isola della Vita a Conle, che lo nutri' per un mese facendolo spasimare d'amore. Nei giardini c'erano alberi di mele in gran quantita' e le mele del principe Ahmed curavano ogni male. Ma non erano solo i mortali e gli eroi della mitologia ad amare le mele anche gli Dei cedevano alla loro seduzione. Zeus aveva il suo albero personale affidato alle Esperidi.

Gli Dei dell'antico Egitto ricevevano in dono ceste colme di saporitissime mele. Perfino presso gli Irochesi, indiani del Nord America un tempo fra i piu' potenti, che sopravvivono oggi in piccole riserve, un albero di mele e' ritenuto il centro del cielo.

Credenze che superano qualsiasi confine geografico e culturale, come nei paesi del Nord Europa, nei misteriosi riti voodoo dell'America Centrale, la mela serviva e serve per preparare potenti filtri d'amore, I racconti medievali sono fitti di mele fatate o che donavano l'immortalita', simboli di potere durante il Sacro Romano Impero o secondo Dante Alighieri, di Dio stesso. Guglielmo Tell invece centra una mela posta sul capo del figlio e diventa l'eroe nazionale svizzero. Una provvidenziale mela caduta in testa ad Isaac Newton, sembra gli abbia permesso di intuire il meccanismo della gravita'. Se dici oggi "La grande mela" l'interpretazione e' univoca: New York la citta' mito della vita moderna.
Non ci sono dubbi sul fatto che la mela abbia sempre avuto un posto di rilievo nel nostro immaginario, sicuramente per le innumerevoli virtù che a essa appartengono.